Estratto
da GUIDA NORMATIVA 2004 ANCI-CEL
- Materiale ad uso esclusivamente didattico -
Negli
ultimi anni si rileva, non solo nel settore privato, ma anche nel settore
pubblico, una forte spinta
evolutiva che promana dall’esigenza, generalmente riconosciuta, di far
emergere e di dare adeguata importanza agli aspetti ambientali e sociali
della gestione.
Le
soluzioni operative sono denominate in vari modi: bilancio sociale,
ambientale, etico, partecipativo, bilancio dell’intangibile, resoconto
sociale, bilancio socio-economico ecc. [1].
Nelle
imprese il riconoscimento di una dimensione sociale delle attività svolte
si affianca e si integra necessariamente con l’esigenza di garantire un
equilibrio economico che perduri nel tempo, senza peraltro intaccare le
condizioni di competitività che rimangono pur sempre fattori
imprescindibili di successo e di sopravvivenza dell’intero sistema
imprenditoriale.
Che
il ruolo sociale delle imprese sia ormai recepito dall’opinione pubblica
è dimostrato anche da alcune recenti strategie di marketing su larga scala
rivolte a pubblicizzare determinate scelte aziendali ispirate a tipici
valori sociali quali, ad esempio, il rifiuto di sfruttamento del lavoro
minorile o l’attenzione alle problematiche dell’inquinamento ambientale.
Certamente, le finalità ultime sono pur sempre ispirare da criteri
reddituali, tuttavia sembra evidente il riconoscimento della crescente
importanza delle problematiche sociali ed ambientali.
Queste
iniziative testimoniano inequivocabilmente anche la crescita del sistema
aziendale nella direzione dello sviluppo sostenibile, creando una
connessione ipotetica tra generazione attuale e generazioni future basata
sul consenso generale di rispetto di alcuni valori umani ed etico-sociali.
In
tale contesto, la globalizzazione dei mercati e la competizione con i paesi
emergenti, che ha caratterizzato nei decenni scorsi e caratterizza ancora
l’economia dei paesi industrializzati, ha favorito l’evoluzione delle
attenzioni dell’opinione pubblica verso le nuove mete del rispetto
dell’ambiente, dei diritti umani e dello sviluppo sostenibile.
Il
settore pubblico ed in particolare gli enti locali non sfuggono a questa
logica evolutiva: l’esigenza di rappresentare negli strumenti di
programmazione e di rendicontazione tradizionali (bilancio preventivo e
rendiconto o conto consuntivo) anche le dimensioni sociali ed ambientali
delle attività svolte e delle azioni intraprese, si interseca con le
caratteristiche gestionali di detti enti, nei quali ogni cinque anni avviene
il rinnovo delle cariche pubbliche tramite elezioni. Per questo motivo di
solito si utilizza lo strumento del “bilancio di mandato” che in molti
casi contiene anche aspetti tipici del bilancio sociale ed ambientale.
Bisogna
comunque far presente che la dimensione sociale ed ambientale di cui tanto
si parla nel settore privato, non costituisce una vera novità per il
settore pubblico, poiché le finalità, i principi e a volte anche alcuni
strumenti operativi sono già delineati nei rispettivi ordinamenti
contabili-gestionali. Per le imprese, invece, rappresenta una nuova
frontiera nella quale possono confluire anche altri obiettivi manageriali
ben definiti come, ad esempio, il coinvolgimento delle persone nella
“mission” e nelle strategie aziendali o la creazione di rapporti più
stretti con la clientela basati sulla caratterizzazione dell’immagine
aziendale, senza tralasciare gli effetti che l’opinione pubblica può
avere come fattore frenante o propulsivo di successo.
Tuttavia,
in entrambi i casi (pubblico e privato) siamo palesemente in presenza di
problematiche che tendono a ravvicinate i due settori, consigliando
l’adozione di regole e strumenti del tutto simili, in funzione del
perseguimento di comuni valori di carattere generale.
Scendendo
dall’enunciazione dei principi o dalla trattazione degli aspetti generali
all’analisi delle metodologie operative, emerge con tutta evidenza che gli
strumenti contabili-gestionali tradizionali (sia nel pubblico, che nel
privato) mostrano i segni del tempo.
Sia
la contabilità pubblica, ancora perlopiù finanziaria [2],
che quella economico patrimoniale utilizzata dalle imprese non sembrano in
grado di fornire le informazioni richieste che per forza di cose spaziano da
quantità fisiche (ad esempio, tonnellate di rifiuti, percentuali di
inquinamento, numero di incidenti sulle strade, ecc.) ad aspetti
comportamentali delle persone, alla misurazione dei costi (sia costi interni
all’azienda/ente, sia costi della collettività) e a molti altri fattori
spesso di difficile misurazione.
Il
punto centrale è la nuova ottica sociale-ambientale che si pone ad un
livello molto più ampio rispetto alla rendicontazione (obbligatoria)
economico-patrimoniale e finanziaria.
Purtroppo,
si deve riscontrare che ci si trova ancora in una fase iniziale
nell’approccio alle nuove logiche sociali ed ambientali, come testimoniano
recenti studi nazionali ed internazionali [3];
questa fase verte ancora sulla definizione delle metodologie e delle regole
ed è contraddistinta dalla ricerca di standard teorici ed applicativi.
Sembra
tuttavia già delineato il percorso principale che considera il bilancio
sociale e quello ambientale come strumenti che si affiancano ed integrano i
tradizionali bilanci e rendiconti che hanno pur sempre il compito
fondamentale di verifica dell’esistenza dell’equilibrio economico e
finanziario, nonché di rendicontazione delle attività svolte e degli
eventi accaduti nel periodo di tempo preso in considerazione.
In
tale contesto, il raggiungimento dell’equilibrio economico-patrimoniale
consiste nella dimostrazione pratica che è possibile raggiungere anche
obiettivi sociali (che comportano sempre maggiori costi), garantendo nel
contempo una adeguata remunerazione delle persone e del capitale aziendale.
Servono pertanto nuovi strumenti contabili-gestionali più completi, ma
nello stesso tempo affidabili per poter rispondere in modo coerente ed
attendibile alle nuove esigenze.
Uno
dei passaggi propedeutici fondamentali nella impostazione e nella
costruzione del bilancio sia sociale, che ambientale è la preventiva
definizione degli stakeholders denominati generalmente in questo modo perché
nella lingua italiana non esiste un termine corrispondente che ne sintetizza
efficacemente il contenuto.
Gli
stakeholders sono i portatori o titolari d'interesse, cioè gli
interlocutori direttamente o indirettamente coinvolti o influenzati dalle
attività dell’impresa o dell’ente pubblico.
Gli
stakeholders sono individuati a livello di singola impresa/ente e
generalmente sono riconducibili alle seguenti tipologie:
-
gli azionisti, soci, i soggetti che impiegano risorse in azienda, i
risparmiatori, i partner commerciali (nelle imprese);
-
i lavoratori dipendenti ed autonomi ed anche le loro famiglie;
-
i consulenti;
-
chi effettua forniture di beni e servizi;
-
le banche, le istituzioni finanziarie, i creditori;
-
la pubblica amministrazione e le autorità pubbliche;
-
i clienti/utenti;
-
i fornitori;
-
i consumatori;
-
altri soggetti che pur non essendo clienti o utenti risultano in qualche
modo influenzati;
-
i mas media;
-
le comunità locali;
-
i sindacati;
-
le associazioni;
-
gli ambientalisti;
-
gli organi di controllo;
-
i cittadini interessati come clienti/utenti, come contribuenti e come
elettori.
A
volte sussiste anche un rapporto biunivoco: sono influenzati ed influenzano
l’impresa/ente nello stesso momento.
Nell’individuarli
bisogna capire anche il grado di influenza che possono esercitare sotto due
profili differenti:
1)
possono aiutare o penalizzare l’impresa/ente;
2)
possono porre in essere azioni che influenzano negativamente o
positivamente le imprese/enti concorrenti (se vi sono).
Perché
è necessario individuarli e capire le loro capacità di influenzare
l’azienda/ente?
Perché
sono gli stakeholders i destinatari del bilancio sociale ed ambientale e
sono poi loro che, se percepiscono positivamente lo sforzo di attivare un
processo di responsabilizzazione direzionale/manageriale verso valori ed
obiettivi sociali e ambientali, pongono in essere, di conseguenza,
comportamenti o atteggiamenti utili alle finalità dell’impresa/ente. In
caso contrario (cioè se non avviene tale percezione in termini positivi)
ogni sforzo è vano, la comunicazione effettuata non è efficace ed i
risultati ottenuti potrebbero divergere notevolmente da quelli attesi.
Dal
riconoscimento della reciproca influenza tra stakeholders e impresa/ente,
non solo sotto il profilo economico, ma anche in termini di comportamenti
ispirati a valori di tipo sociale ed etico, si possono facilmente trarre
delle considerazioni che poi conducono alla definizione stessa di
“bilancio sociale”.
Recenti
studi e sondaggi mettono in evidenza la crescente consapevolezza delle
tematiche sociali e ambientali nelle scelte di acquisto dei consumatori. In
altri termini, il consumatore si sente sempre più consapevole
dell’importanza dell’uso della formidabile arma di cui dispone: “il
potere di acquisto”; in questo modo premia non solo la ditta che offre il
miglior rapporto qualità/prezzo, ma anche la ditta che rispetta
maggiormente le sue attese sociali e ambientali.
Un
analogo ragionamento può essere condotto con estrema facilità anche nel
settore degli enti locali sostituendo il “Comune” all’”azienda”,
il “cittadino” al “cliente/consumatore” e il “diritto di voto”
al “potere di acquisto”.
In
tale contesto il bilancio sociale rappresenta uno strumento per illustrare
in modo sistematico la volontà di assumere impegni ed obiettivi in
riferimento a valori di carattere sociale ed etico ed ottenere, con ciò,
vantaggi di immagine, di consenso e di performance.
Importante
è distinguere la differenza tra il concetto di “valore” da quello di
“obiettivo”:
-
i
valori sono i principi di riferimento etico-sociali che si vuole perseguire
quali, ad esempio, il rispetto dei diritti umani, la coesione sociale, il
rispetto delle identità culturali, la partecipazione;
-
gli
obiettivi sono, invece, delle mete da raggiungere nella direzione indicata
dai valori: sono, pertanto, quantificabili, misurabili, verificabili,
realistici e responsabilizzanti nei comportamenti effettivi; ad esempio, il
ricorso a personale di categorie svantaggiate, il farsi carico di
determinati costi culturali o ambientali, l’avvio di sistemi di controlli
aggiuntivi sulla qualità dei prodotti o dei rifiuti delle attività svolte.
La
mancata distinzione fra valori ed obiettivi rende il bilancio sociale vago e
indeterminato, dove il carattere paternalistico o filantropico prevale sui
meccanismi che creano di fatto responsabilità gestionale.
Quest’ultima
fattispecie è, fra l’altro, immediatamente percepibile e porta
all’esatto contrario dell’effetto sperato: quante volte sfogliando un
bilancio abbiamo la sensazione di essere di fronte a vuote enunciazioni di
principi, senza possibilità di verificarne la coerenza delle azioni e la
veridicità delle informazioni? E’ un rischio inevitabile che deve essere
valutato attentamente nella fase di progettazione e di creazione del
bilancio sociale.
Non
bisogna assolutamente trascurare anche un altro aspetto fondamentale: le
tecniche di redazione del bilancio sociale si fondono inevitabilmente con le
tecniche di comunicazione.
Lo
scopo, come già detto, è quello di ottenere il massimo grado di ritorno in
termini di comunicazione e di immagine e questo è ottenibile solo
applicando una serie di principi, metodologie e accorgimenti pratici rivolti
a creare le seguenti condizioni:
1)
consapevolezza dell’importanza e della volontà di porre in essere
efficaci meccanismi di responsabilità sociale nei comportamenti effettivi;
2)
credibilità all’informazione sociale;
3)
fiducia da parte degli stakeholders.
Quelle
suindicate sono certamente situazioni che difficilmente possono essere
ottenute con un unico documento di rendicontazione sociale, anche se di
ottima fattura. Infatti, la fiducia si conquista con il tempo e con i
comportamenti effettivi di fronte a situazioni difficili.
Per
questi motivi molti studiosi preferiscono utilizzare il termine
“processo” al posto di “documento” per indicare lo sviluppo
temporale e l’approccio per gradi o per progetti che inevitabilmente
bisogna attuare.
Premesso
tutto questo si può trarre una sintetica definizione di bilancio sociale:
con il termine “bilancio sociale” si intende un processo attraverso il
quale una azienda/ente rende conto e comunica ai propri stakeholders i
risultati ottenuti in funzione di precostituiti obiettivi inerenti a valori
di carattere sociale, etico e ambientale.
IL
BILANCIO SOCIALE IN SINTESI
Scopi: |
illustrare
la volontà di assumere impegni ed obiettivi in riferimento a valori
di carattere sociale ed etico ottenendo, con ciò, vantaggi di
performance, di immagine e di consenso |
Destinatari: |
stakeholders
o portatori d'interesse, cioè gli interlocutori direttamente o
indirettamente coinvolti o influenzati dalle attività
dell’impresa o dell’ente pubblico |
Valori
di riferimento: |
etico-sociali
che ciascun ente/impresa definisce ed esplicita preventivamente |
Obbligatorietà: |
non
obbligatorio |
Contenuti: |
si
affianca al rendiconto tradizionale; fornisce una completa
informazione delle attività svolte in relazione ad obiettivi di
carattere etico-sociale; calcola il valore aggiunto creato
dall’azienda/ente ed analizza la sua distribuzione fra gli
stakeholders. |
Periodo
di riferimento: |
annuale |
Tempi: |
generalmente
è redatto a consuntivo nei tempi previsti per la rendicontazione
tradizionale; a volte coinvolge anche il processo di programmazione |
Relativamente
alla struttura ed ai contenuti del bilancio sociale, come già
precedentemente accennato, ci si trova ancora in una fase di studi e
ricerche contraddistinta dall’individuazione e dalla definizione di
metodologie e regole applicative; si avverte pertanto l’esigenza di
principi rigorosi e regole trasparenti per poter redigere un bilancio
sociale serio, valido, attendibile ed universalmente accettato.
Il
problema non è da poco. In questa prima fase c’è il rischio che questa
spinta innovativa produca risultati banali, poco innovativi e soprattutto
non responsabilizzanti sotto il profilo sociale; il che sarebbe
semplicemente deleterio.
Crea
ulteriori difficoltà anche la consapevolezza dei limiti degli strumenti
contabili- gestionali attualmente in uso: sembra ormai obsoleto e riduttivo
l’attuale sistema di rendicontazione amministrativa-contabile basata sulla
contabilità economico-patrimoniale e finanziaria.
Ciò
nonostante, la struttura del bilancio sociale viene di norma ricondotta ad
alcune fasi che rilevano un approccio marcatamente ciclico.
1
– Aspetti propedeutici
-
analisi
delle esigenze degli stakeholders,
-
individuazione dei valori di riferimento,
-
definizione degli obiettivi,
-
scelta della metodologia e dei criteri per redigere il bilancio sociale.
2
- Analisi della gestione
-
raccolta,
elaborazione e analisi dei dati della gestione,
-
sintesi finale della rendicontazione,
-
valutazione dei risultati e della performance sotto il profilo sociale.
3
– Valutazioni prospettiche
-
valutazione
della capacità del processo decisionale di rispondere alle esigenze degli
stakeholders, con l’obiettivo di introdurre miglioramenti nel futuro.
Relativamente
al punto 1 – aspetti propedeutici – molti studiosi riservano una grande
attenzione alla definizione degli obiettivi e alla preventiva scelta dei
criteri redazionali.
Sugli
obiettivi si insiste sul fatto che non siano banali e che non si limitino al
rispetto di obblighi di legge (ad esempio, non utilizzare il lavoro
minorile, non pagare tangenti, rendere trasparente l’attività svolta,
ecc.) evidenziando che la responsabilità sociale si identifica
nell’andare oltre gli obblighi giuridici. Nulla vieta, per esempio,
l’adozione di criteri più restrittivi rispetto a quelli di legge, specie
nel caso di rapporti commerciali con paesi del terzo mondo imponendo ai
partner di adottare a loro volta obiettivi di responsabilità sociale.
Sui
criteri è essenziale che siano espliciti e condivisi, da un lato e che
siano costanti nel tempo per garantire l’omogeneità dei confronti,
dall’altro.
Relativamente
al punto 2 – analisi della gestione – vi sono metodologie ed approcci
diversi e qui si nota una certa differenziazione tra settore pubblico e
settore privato. Quest’ultimo rileva spesso l’utilizzo di approcci
ragionieristici che evidenziano la sussidiarietà del bilancio sociale
rispetto alla rendicontazione tradizionale ponendo l’attenzione in modo
specifico agli aspetti di creazione del valore aggiunto e della sua
distribuzione fra i vari stakeholders (portatori di interesse); la
sussidiarietà, nel caso delle imprese, viene ribadita anche nella
posizione, molto frequente, in cui si afferma che l’”impresa soddisfa
anche le esigenze della collettività……”.
L’approccio
ragionieristico è focalizzato sulla determinazione del valore aggiunto che
consiste nella ricchezza prodotta dall’azienda/ente durante la gestione
amministrativa dell’esercizio (di norma l’anno solare). La ricchezza
prodotta viene successivamente suddivisa con riferimento a chi ne ha
beneficiato (utilizzatori o stakeholders); per far ciò si utilizza lo
strumento del conto economico, riclassificandolo per calcolare il valore
aggiunto e, in un secondo momento, per determinare l’effettiva
distribuzione di quest’ultimo in capo agli stakeholders.
Nel
caso degli enti locali, invece, proprio perché esiste un sistema
obbligatorio di programmazione e di bilancio a livello preventivo (bilancio
di previsione finanziario e relazione previsionale e programmatica) risulta
più facile applicare un approccio dinamico partendo dalla programmazione
strategica ed operativa ed inserendovi direttamente o esplicitando obiettivi
di carattere etico-sociale.
Circa
il sistema di rilevazioni contabili da utilizzare, permane sempre
l’esigenza di integrare la contabilità tradizionale con opportune
rilevazioni extracontabili per la misurazione degli aspetti qualitativi e
quantitativi delle variabili, degli indicatori e degli altri parametri
etico-sociali.
Per
quanto riguarda la valutazione dei risultati raggiunti e della performance
sociale è utile sottolineare che non può prescindere dagli altri risultati
della gestione, ma va analizzata in una visione complessiva e comprensibile
dell'attività amministrativa in modo da consentire un giudizio di sintesi
finale da parte degli stakeholders.
Relativamente
al punto 3 – valutazioni prospettiche – si nota maggiormente la finalità
ultima della rendicontazione sociale, che mira a creare un processo di
miglioramento continuo, responsabilizzando gli amministratori e coinvolgendo
in qualche modo tutti coloro che hanno interesse affinché ciò avvenga
realmente.
Per
ottenere gli scopi che il bilancio sociale si prefigge, oltre ai contenuti
fondamentali, sono necessari anche altri requisiti di vario genere. Si
evidenziano i seguenti ritenuti generalmente fattori imprescindibili di
successo:
1) validità, ovvero deve essere approvato ufficialmente dal massimo organo con potere gestionale (consiglio o assemblea) per indicare che gli obiettivi etico-sociali hanno un peso fondamentale nelle scelte gestionali dell’ente/azienda;
2) credibilità, attendibilità, trasparenza, verificabilità; se il lettore del bilancio sociale non ha questa sensazione, il bilancio stesso non è efficace e si otterranno effetti completamente diversi da quelli auspicati;
3) il bilancio sociale deve risultare chiaramente non un documento statico, bensì un semplice passo avanti nel processo dinamico di miglioramento continuo rispetto ai valori etico-sociali;
4) leggibilità, comprensione e qualità dell’informazione; bisogna evidenziare i risultati ottenuti utilizzando tecniche di comunicazione efficaci;
5) coerenza; è uno degli aspetti pratici fondamentali in grado di determinare un giudizio complessivo positivo o negativo. Se dai comportamenti effettivi emerge la mancanza di coerenza con gli obiettivi che si intendono perseguire, è inutile e controproducente l’applicazione del bilancio sociale;
6) partecipazione; gli stakeholders devono sentirsi in qualche modo partecipi degli sforzi che l’ente/azienda compie applicando il bilancio sociale.
Così
come rilevato per il bilancio sociale, anche per il bilancio ambientale non
esistono tuttora metodologie, modelli e regole applicative universalmente
accettate, pur essendo state emanate linee guida particolarmente
significative ed autorevoli [4]. Testimonia tale
situazione la varietà di denominazioni impiegate: bilancio ambientale,
ecobilancio o bilancio ecologico, bilancio verde, documento di contabilità
ambientale (green accounting), ecc..
Il
quadro normativo è anch’esso in evoluzione per effetto di un disegno di
legge attualmente al riesame del Senato che prevede una specifica delega al
Governo per il riordino, il coordinamento e l’integrazione della
legislazione in materia ambientale.
La
definizione generale del bilancio ambientale sembra tuttavia abbastanza
definita: per bilancio ambientale si intende un documento informativo nel
quale si descrivono le relazioni tra impresa/ente e l’ambiente.
Lo
scopo della sua redazione consiste nell’informare i soggetti ed il
pubblico interessato (stakeholders) dell’impatto ambientale delle scelte
di programmazione e di gestione dell’impresa/ente con l’evidente finalità
di ottenere un miglioramento della situazione futura rispettando
maggiormente l’ambiente e garantendo maggiore qualità e sviluppo
sostenibile. Tale finalità sottende anche la speranza di ottenere, con ciò, vantaggi di performance, di
immagine, di consenso.
IL
BILANCIO AMBIENTALE IN SINTESI
Scopi: |
illustrare
l’impatto ambientale delle scelte di programmazione e di gestione
con la finalità di ottenere un miglioramento della situazione futura rispettando
maggiormente l’ambiente e garantendo il perseguimento della
sostenibilità dello sviluppo. |
Destinatari: |
stakeholders
o portatori d'interesse, cioè gli interlocutori direttamente o
indirettamente interessati o influenzati dalle attività
dell’impresa o dell’ente pubblico |
Valori
di riferimento: |
rispetto
dell’ambiente e sviluppo sostenibile |
Obbligatorietà: |
non
obbligatorio |
Contenuti: |
si
affianca al rendiconto tradizionale; fornisce il quadro delle
relazioni tra impresa/ente e ambiente, specificando gli effetti
ambientali delle attività svolte e l’impegno per il perseguimento
di uno sviluppo che rechi il minor danno all’ambiente e alle
risorse naturali |
Periodo
di riferimento: |
annuale |
Tempi: |
generalmente
è redatto a consuntivo nei tempi previsti per la rendicontazione
tradizionale, ma coinvolge
anche il processo di programmazione per l’analisi preventiva
dell’impatto ambientale |
Così
come avviene per il bilancio sociale, il bilancio ambientale si affianca ed
utilizza le informazioni del rendiconto economico-patrimoniale e finanziario
tradizionali.
Viene
rappresentato inizialmente il quadro completo delle relazioni tra
impresa/ente e ambiente, suddividendole per sito, per territorio, per
attività svolta, per prodotto o per servizio.
Il
bilancio ambientale consiste in un documento di sintesi redatto sulla base
delle informazioni provenienti dalla contabilità ambientale, intesa in
termini interdisciplinari quale sistema di rilevazione, rappresentazione ed
elaborazione di dati monetari, fisici e qualitativi, nonché di indicatori
di eco-efficienza.
La
struttura espone i risultati della gestione annuale e consente una
valutazione retrospettiva e prospettica specificando gli effetti ambientali
e l’impegno per il perseguimento di uno sviluppo che rechi il minor danno
all’ambiente e alle risorse naturali.
Dovranno
pertanto essere esplicitati: le strategie, le priorità e gli obiettivi, i
risultati raggiunti, le risorse utilizzate per le politiche ambientali, la
coerenza tra obiettivi dichiarati e comportamenti effettivi.
In
tal modo si favorisce la lettura parallela e la confrontabilità con i
documenti tradizionali di programmazione e rendicontazione, migliorando la
trasparenza amministrativa e la capacità di perseguire politiche di tutela
dell’ambiente.
Come
avviene per il bilancio sociale, anche quello ambientale fa riferimento a
soggetti o istituzioni portatori d'interesse denominati stakeholders, cioè
gli interlocutori direttamente o indirettamente interessati o influenzati
dagli aspetti ambientali delle attività dell’impresa o dell’ente
pubblico.
Per
quanto riguarda i requisiti, le fasi e le tecniche di comunicazione si
rinvia a quanto indicato per il bilancio sociale.
La
contabilità ambientale ha lo scopo di fornire un adeguato strumento di
verifica degli effetti ambientali delle scelte compiute: implica un
approccio ed una metodologia chiaramente interdisciplinari perché bisogna
quantificare e qualificare, non solo in termini economici, la gestione di
una azienda/ente. Presuppone anche una analisi delle scelte di
programmazione con l’intento di orientare le decisioni verso gli obiettivi
di sostenibilità dello sviluppo.
Nel
settore della pubblica amministrazione, la finalità ultima consiste nel
pervenire ad un sistema unico di integrazione tra politica ambientale e
politica economica nazionale, locale e settoriale.
Le
linee guida per la contabilità e la redazione dei bilanci ambientali sono
dettate dall’Ufficio statistico delle Comunità europee (EUROSTAT con il
conto Systéme Europèen de Rassemblement de l’Information Economic sur
l’Environnement (SERIEE) e presso l’ONU con il conto System for
Integrated Environmental and Economic Acconting (SEEA); tali indicazioni,
pur essendo nate per una contabilità a livello nazionale, sono spesso
applicate anche in altre realtà, come enti locali ed imprese.
Particolarmente
significative sono anche le disposizioni in materia di certificazione
ambientale UNI EN ISO 14001:96 ormai universalmente riconosciute ed
accettate.
Un
altro punto di riferimento sia per l’autorevolezza, sia per l’organicità
della trattazione è dato dalla raccomandazione della Commissione della
Comunità Europea del 30 maggio 2001, n. 1495 in tema di rilevazione e
rappresentazione in bilancio delle spese ambientali.
Dal
punto di vista operativo, il sistema contabile tradizionale (contabilità
economico-patrimoniale e finanziaria) viene affiancato da un parallelo
sistema informativo-contabile basato su conti fisici sotto forma di tavole
input-output o di flussi di materia, nonché su aspetti qualitativi.
In
tal modo si rende possibile, ad esempio, la misurazione del degrado
ambientale, della consistenza e delle variazioni del patrimonio naturale,
dello sfruttamento quantitativo
delle risorse naturali, delle variazioni dell’inquinamento, dei danni
provocati all’ambiente.
Frequente
è l’uso di indicatori suddivisi per settori ambientali, per tipologia di
risorse, ecc. (percentuale di mezzi ecologici sul totale, metri cubi/anno di
acqua utilizzati per abitante o per unità di prodotto, percentuali o
tonnellate annue per tipologia di rifiuto, percentuali rifiuti smaltiti o
inviati in raccolta differenziata, percentuale di incidenti, presenza di
aree protette, numero degli addetti formati alle problematiche ambientali,
ecc.)
La
principale differenza tra il bilancio ambientale e quello sociale sta nella
focalizzazione dell’oggetto di analisi: nel primo caso, l’ambiente in
cui si opera e si vive e, nel secondo caso, le molteplici relazioni con gli
individui che ruotano attorno all’ente/azienda (portatori di interesse o
stakeholders).
Ciò
nonostante i confini non sono a volte così nitidi ed gli aspetti ambientali
sono spesso considerati elementi importanti anche nelle interconnessioni
sociali.
Resta
il fatto che in un sistema eco-centrico, un danno all’ambiente è pur
sempre un fatto negativo, indipendentemente dagli effetti sociali ed etici
che produce.
Il
bilancio di mandato trova applicazione pressoché esclusiva nell’ambito
degli enti locali.
Il
Tuel D. Lgs. 18 agosto 2000, n. 267, prevede subito dopo l’elezione del
Sindaco o del Presidente della provincia, all’art. 46, comma 3,
l’approvazione da parte del Consiglio delle “linee programmatiche
relative alle azioni ed ai progetti da realizzare nel corso del mandato”.
Le
linee programmatiche rivestono una funzione prettamente politica e non
costituiscono di norma uno strumento di pianificazione strategica in grado
di coordinare e raccordare la successiva elaborazione della relazione
previsionale e programmatica, del bilancio pluriennale ed annuale, del
programma delle opere pubbliche e degli altri strumenti di pianificazione
urbanistica, sociale, culturale, ecc..
Non
sussiste, pertanto, l’obbligatorietà per la gestione degli enti locali di
un vero e proprio documento di pianificazione strategica della durata del
mandato amministrativo del sindaco e del presidente della provincia, né un
documento finale di rendicontazione che considera tutto il periodo del
mandato (cinque anni, art. 52).
Il
legislatore ha previsto, invece, nell’ambito della rendicontazione, la
facoltà di approvare un conto consolidato e dei conti patrimoniali di
inizio e di fine mandato degli amministratori.
In
particolare l’art. 230, comma 6, dispone che “il regolamento di
contabilità può prevedere la compilazione di un conto consolidato
patrimoniale per tutte le attività e passività interne e esterne. Può
anche prevedere conti patrimoniali di inizio e fine mandato degli
amministratori.”.
Le
direzioni indicate dal legislatore sono pertanto due:
1)
produrre
un conto consolidato, conglobando la gestione delle aziende partecipate e
offrendo di conseguenza una visione d’insieme dell’attività
amministrativa;
2)
produrre un conto patrimoniale iniziale ed uno finale del periodo di
mandato, evidenziando l’importanza dell’analisi patrimoniale
sull’intera durata del periodo amministrativo (cinque anni).
La
scelta in ordine all’obbligatorietà e alle eventuali modalità di
applicazione è rimessa all’autonomia del regolamento di contabilità di
ciascun ente.
Le
esperienze finora attuate evidenziano le seguenti ulteriori caratteristiche
del bilancio di mandato:
a)
è
generalmente redatto a consuntivo;
b)
viene
individuato il percorso di programmazione che parte dalle linee
programmatiche (5 anni) e si sviluppa attraverso le relazioni previsionali e
programmatiche (3 anni), i piani delle opere pubbliche (3 anni) ed i bilanci
pluriennali (3 anni), per poi confluire nei bilanci annuali e nei piani
esecutivi di gestione (annuali);
c)
viene
data dimostrazione dei risultati raggiunti verificando il grado di
raggiungimento degli obiettivi sotto i profili quantitativi e qualitativi;
d)
all’esposizione
dei risultati si associa l’analisi economico-patrimoniale con lo scopo di
determinare la variazione del patrimonio netto e la diversa composizione
delle voci patrimoniali fra l’inizio e la fine del mandato elettorale;
e)
si
effettuano le valutazioni finali in termini di efficacia e di efficienza di
tutto l’operato dell’Amministrazione.
IL
BILANCIO DI MANDATO IN SINTESI
Scopi: |
illustrare
lo stato di attuazione dei programmi e dei progetti
dell’amministrazione nel periodo del mandato elettorale |
Destinatari: |
i
cittadini elettori |
Valori
di riferimento: |
il
programma elettorale e le linee programmatiche approvate del
consiglio dell’ente dopo l’elezione del sindaco o del presidente
della Provincia |
Obbligatorietà: |
non
obbligatorio |
Contenuti: |
rileva
le scelte di programmazione, i risultati raggiunti ed i riflessi
patrimoniali delle attività svolte |
Periodo
di riferimento: |
quinquennale |
Tempi: |
generalmente
è redatto alla fine del periodo del mandato elettorale |
I
bilanci sociale e ambientale considerano generalmente il periodo annuale in
analogia agli strumenti tradizionali di rendicontazione, mentre il bilancio
di mandato è legato al periodo amministrativo di governo del sindaco o del
presidente di provincia che sulla base dell’art. 52 del Tuel, D. Lgs. 18
agosto 2000, n. 267 è di cinque anni.
Anche
lo scopo del bilancio di mandato è completamente diverso:
l’Amministrazione mira a rendere conto del proprio operato durante tutto
il periodo del mandato di governo, cercando di massimizzare il consenso da
parte dei cittadini elettori (stakeholders).
Anche
in questo caso, si rileva che a volte i confini tra bilancio sociale,
ambientale e di mandato non sono poi così nitidi se si confrontano nel
dettaglio i contenuti; resta il fatto che le finalità sono comunque
differenti.
[1]
A livello internazionale i termini più usati sono: social bilance,
social audit, social accounting, intellectual capital.
[2]
Negli enti locali la contabilità economica è stata introdotta dal 1995
con il nuovo ordinamento finanziario e contabile, D. Lgs. 77/95, poi
ripreso dal testo unico D. Lgs. 267/00; ciò nonostante la contabilità
economica rimane perlopiù di tipo semplificato anche negli enti locali
di grandi dimensioni (prospetto di conciliazione tra contabilità
finanziarie ed economico-patrimoniale). Per approfondimenti si rinvia a
Bellesia M. (www.bellesiamauro.it), Manuale di contabilità per gli enti
locali, COLLANA ANCI-CEL, Gorle (Bg), edizione 2001.
[3]
Si ricorda che il primo lavoro organico in Italia (GBS Gruppo di studio
per il bilancio sociale, Principi di redazione del bilancio sociale in
Italia in tema di bilancio sociale) è datato aprile 2001.
[4]
Agenda XXI, Vertice ONU di Rio de Janeiro del 1992. Commissione della
Comunità europea, Raccomandazione del 30 maggio 2001, C 2001 1495 in
tema di rilevazione, valutazione e rappresentazione in bilancio delle
informazioni ambientali. SEEA, System for Integrated Environmental and Economic Acconting, ONU. SERIEE, Systéme Europèen de Rassemblement de l’Information Economic sur
l’Environnement, EUROSTAT.